Povertà, disagio, emarginazione, bassa scolarità, illegalità diffusa non possono essere una condanna definitiva per la Campania. L’errore che si è fatto è approcciare questi temi come singoli problemi mentre è possibile curare tutte queste piaghe cominciando da un solo versante: la creazione di posti di lavoro. Per una regione come la nostra, ormai, non è nemmeno più una priorità ma una precondizione per poter affrontare tutto il resto. Quello che serve, dopo decenni in cui questo tema non è mai stato all’ordine del giorno, è impostare una politica industriale che rafforzi, certamente, il tessuto imprenditoriale esistente ma che, soprattutto, faccia leva su due scommesse: creare un “ambiente” che possa attrarre investimenti – sia italiani che esteri – sul territorio e sostenere fortemente le nuove iniziative imprenditoriali ad altissimo contenuto tecnologico e di innovazione per proiettare la Campania nel futuro. Scommesse che è possibile vincere solo a due condizioni: che vengano stanziate ingenti risorse sia per finanziare pochi progetti potenzialmente capaci di trainare lo sviluppo, sia per la qualificazione del capitale umano in funzione di questo progetto di crescita. Solo con questa visione strategica – e non con vecchie ricette ideologiche o folcloristiche – sarà possibile invertire il declino economico della Campania e ridare dignità a intere generazioni di giovani e donne che oggi sono tagliate fuori dal lavoro e, di conseguenza, da un reale diritto di cittadinanza.
Cosa fare: